domenica 14 giugno 2020


L'EX PREFETTA di BENEVENTO  
NON E' COLPEVOLE.
(clicca sulle immagini per ingrandire)

LA DECISIONE DEL GIUDICE 
PER LE INDAGINI PRELIMINARI

Il dr. Vincenzo Landolfi, 
Letti gli atti del procedimento penale contro l'ex Prefetto di Benevento, Galeone Paola;
Letta
la richiesta di archiviazione del PM, Dr. Sansobrino;
Letta
l'opposizione di Paradiso Attilio;

dispone

"l'archiviazione del procedimento penale per infondatezza della notizia del reato, avendo ritenuto che gli elementi acquisiti non sono idonei a sostenere l'accusa in giudizio nei confronti dell'indagata Galeone Paola, ex Prefetto di Benevento, per le ragioni analiticamente esposte dal P.M. nella richiesta di archiviazione, che meritano di essere integralmente condivise. Pertanto ha ritenuto che le indagini suppletive indicate da parte opponente sono superflue."

 I FATTI, LE PROVE E I REATI DENUNZIATI

Il 16 agosto 2018 querelai l'ex Prefetta di Benevento, perchè mistificava la verità e falsamente riferiva al Ministro dell'Interno "che agli atti del Comune la strada per raggiungere l'immobile dei coniugi Paradiso risultava essere solo quella parte di strada comunale che dalla limitrofa strada provinciale porta al lotto dove è ubicato il fabbricato Paradiso", quando invece i rimanenti 120 metri sono tuttora invasi da alberi, relitti, rovi, da una recinzione e un fabbricato abusivo, integralmente invasivi della via comunale, colpiti da ordine di abbattimento,  ma non demoliti dal trasgressore, né dal Comune (clicca qui ed apri la querela).
Inoltre, chiedevo l'imputazione coatta e l'adozione di misure restrittive nei confronti del Prefetto, in quanto la Galeone rifiutava di ordinare al Comune di sgombrare la strada, di renderla transitabile nei due sensi di marcia e di metterla in sicurezza a norma del Codice della Strada, come invece ha poi fatto il Prefetto Cappetta, che il 22 novembre successivo ordinò lo sgombro e la messa in sicurezza della via al Sindaco D'Orta, che non ha disposto nemmeno la rimozione degli alberi e della rudimentale recinzione (clicca qui e leggi l'Ordinanza).
Infine, querelavo la Galeone per i reati di depistaggio, occultamento di verbali pubblici, diniego di accesso agli atti e per aver corrotto l'ex Comandante di Polizia Stradale, Dr. Renato Alfano, convincendolo a formulare una perizia vergognosamente e spudoratamente falsa, ove il militare attestava che la strada comunale Via Vallone San Nicola fosse sicura al 100%, quando agli atti processuali sono presenti 16 certificazioni redatte dallo stesso Comune di Sant'Angelo a Cupolo, dal servizio Viabilità della Provincia di BN, dal Comandante della Polizia Municipale, dai Carabinieri ... e persino dal Presidente del Tribunale, Dr.ssa Marilisa Rinaldi, e dal Sostituto Procuratore, Dr. Giacomo Iannella, ove risulta che la via è pericolosa, non rispetta le norme di sicurezza del Codice della Strada, non è accessibile con i TIR, è invasa da opere abusive, non è stata mai dismessa e non consente la doppia circolazione dal cimitero all'incrocio pericoloso
Avevo chiesto che il PM interrogasse: a) Geom. Claudio Petrella (responsabile del demanio in servizio presso l'Ufficio Tecnico di Sant'Angelo; b) Ing. Ernesto Faraone (Consulente Tecnico del Tribunale), c) il Maresciallo Ugo Guerriero (comandante della Pulizia Municipale), ma il P.M. Sansobrino non ha ascoltato nessuno dei tre, con buona pace del giudice Landolfi, il quale ritiene che le indagini suppletive chieste dallo scrivente sono superflue.
Tanto basta per comprendere la contradditoria decisione del GIP e per ribadire l'antico proverbio secondo il quale: "non c'è peggior sordo chi non vuol sentire", oppure: "Il sordo peggiore di chi non vuol sentire è quello che non ti fa manco aprire bocca, perchè è convinto di sapere già tutto e di stare nel giusto".
In tal modo il Giudice Landolfi fa intendere che la verità deve essere sepolta in archivio e che i reati dei militari e della Prefetta non devono venire alla luce perchè, qualora i testi fossero stati ascoltati dal PM, avrebbero rischiato di scoperchiare il vaso di Pandora, avrebbero sputtanato il suo collega, Flavio Cusani, che aveva già ingiustamente graziato la Paoletta, ed avrebbero fatto si che fossero rinviati a giudizio il Comandante Alfano, il suo luogotenente, gli agenti di Polizia Giudiziaria e la Prefetta imperfetta, poi beccata a Cosenza con una mazzetta di 700 € nella borsetta.
(Clicca sulle immagini per ingrandire il testo)
Attilio Paradiso

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