mercoledì 26 febbraio 2020


Perchè i gerarchi temono la libertà di espressione e i manifesti?

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Non tutti, ma molti amici si sono posti la domanda incollata nel titolo di questo articolo. Tuttavia, pur conoscendo i fatti che da 2 lustri racconto su Facebook, forse solo qualcuno è riuscito a comprendere per quale ragione i Magistrati di Benevento, i poliziotti ed altri soggetti pubblici si siano accaniti come un branco di leoni feriti per strapparmi le telecamere, la penna, lo smartphone, la pelle e qualche osso da dosso.

Tutto nasce da un mio esposto/denuncia del 2009, che, dopo 4 anni di ritardi causati da un PM giocherellone, avvezzo ai ritardi, a commettere troppi errori di notifica e cause di nullità, diede luogo ad un doppio processo dinanzi a due collegi giudicanti: il primo presieduto dalla Dr.ssa Rinandi, poi promossa alla Presidenza del Tribunale, e il secondo presieduto dalla Dr.ssa Fallarino.

Entrambi i processi finirono con l'assoluzione degli imputati, nonostante i 6 giudici avessero accertato che i reati omissivi di atti obbligatori posti a tutela della pubblica incolumità fossero stati ampiamente provati e gli Amministratori del Comune di Sant'Angelo a Cupolo fossero evidentemente responsabili del rifiuto e delle omissioni ai sensi degli artt. 110 e 328 del c.p.p.

Ma, ciò che appare logico per i somari spesso è del tutto illogico per certi giudici italiani. Non fosse altro perchè, se è stata accertata la commissione di un reato, ci deve essere necessariamente una persona che l'ha commesso! In tal caso, perciò, forse il reato è stato commesso da Nessuno, o da qualcuno che ha trafitto l'occhio del Giudice Ciclope.

Infatti, nel 2016 fu assolto prima il Sindaco, a due passi dalla prescrizione dei reati, e più avanti la Presidente Rinaldi assolse anche il Capo dell'Ufficio Tecnico, ossia la persona che per un ventennio non aveva allestito un progetto, né un piano di spesa per eliminare i pericoli da un incrocio stradale e rendere transitabile una via comunale, che ancora oggi è interclusa da alberi da frutta, recinzioni abusive e da un fabbricato invasivo della strada comunale.

Insomma, due sentenze che facevano a pugni l'una con l'altra e che indispettirono non solo il mio avvocato, che mollò il mandato e le redini del mio somaro, ma soprattutto il Pubblico Ministero, Dr. Giacomo Iannella, che invece impugnò immediatamente la sentenza, due giorni prima di essere sfrattato dalla Procura di Benevento.
La cosa non fece imbestialire più di tanto il mio ronzino, perchè il somarello, non io, aveva già capito quale carrozzone politico e quale capo carrozza aveva manovrato in sacrestia perchè gli imputati fossero assolti, fino al punto di ridicolizzare entrambe le sentenze, per la contraddittorietà delle motivazioni esposte dai magistrati, per il travisamento del Testo Unico degli Enti Locali e per l'aberrante interpretazione degli artt. 110 e 328 del c.p. (clicca qui, se vuoi leggere l'impugnazione del PM)

Ecco perchè la mattina successiva piazzai un manifesto di fronte al cancello del tribunale, non enorme, ma abbastanza grande da essere visto da parecchi passanti e dalla Dr.ssa Rinaldi, che verosimilmente si imbestialì con i carabinieri, con gli agenti al suo servizio e con la DIGOS. La cosa non fu digerita da gran parte dei magistrati, evidentemente non abituati ad essere contestati in tal modo, specie dai beneventani, dai giornalisti locali, dagli avvocati e da TV7.


Da allora la Presidente del Tribunale ha fatto di tutto per farmi sloggiare da sotto i portici del Tribunale e dalla strada. Ma non c'è mai riuscita, nemmeno quando sono stato brutalmente portato in questura, Infatti, dopo ogni fermo identificativo (limitazione di libertà), sono sempre ritornato a combattere contro i mulini a vento, con i manifesti e con l'inoffensiva sedia di tela.


Probabilmente la Rinaldi avrà pressato più di una volta anche il dirigenti della Procura, cosicché lo scorso anno ha chiesto al Procuratore Generale presso la Corte di Appello di Napoli che mi fosse impedito l'accesso nei palazzi di giustizia di Benevento. Cosa che il Procuratore Riello fece immediatamente l'8 di agosto del 2019, senza informarmi e  senza concedermi almeno qualche giorno per depositare memorie a difesa, almeno per la mia incolpevole sedia e per il mio laborioso somaro.

Difatti, il 27 di agosto fui informato dagli agenti della Cosmopol, i quali, dopo varie insistenze mi fecero dare uno sguardo all'ordinanza restrittiva firmata dal Dr. Riello e controfirmata per notifica dalla Dr.ssa Tillo.

Senza perdere tempo, la sera stessa scrissi un'istanza al Procuratore Generale, con la quale chiedevo ai sensi della L. 241/90 di avere la copia del documento, di sapere quale o quali autorità lo avevano chiesto e di conoscere gli atti probatori prodotti dalla Rinaldi e/o dal Procuratore Policastro a sostegno della misura restrittiva.

La risposta non solo non è mai arrivata, ma nel mese di febbraio 2020 ho preso atto che il Dr. Aldo Policastro e il Procuratore Aggiunto della Repubblica di Benevento mi contestano di aver violato gli ordini restrittivi, mi ritengono responsabile di aver violato l'art. 650 del c.p. e di aver minacciato le autorità con una sedia pieghevole e con questo manifesto:
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Affranto, costernato, ma elettrizzato e ricaricato per la straordinaria notizia di reato, prendo subito visione del fascicolo processuale e scopro che il Policastro si è aggrappato allo specchio e sta scivolando all'inferno su se stesso, perchè:
  1. la misura restrittiva del 2 ottobre 2019 non è la stessa, ma è diversa da quella che mi fecero vedere gli agenti della Cosmopol 2 mesi prima, perchè in quel documento non c'era alcuna indicazione sulla persona che aveva chiesto la restrizione e il riferimento alla data di protocollo dell'ufficio richiedente era diverso;
  2. l'ordinanza del Procuratore Generale era sicuramente datata 8 agosto 2019 (clicca, ascolta il filmato e vedi la data del mio manifesto), mentre quella rinvenuta nel fascicolo processuale reca la data del 2 ottobre 2019 ed un riferimento ad un altro numero di protocollo con regolare codice a barre.

Dopo aver preso buona memoria di tutte le indagini, scendo al piano terra e chiedo agli agenti della Cosmopol di farmi rivedere il documento custodito nel cassetto delle scrivanie. Ma, tanto l'agente operante in procura che quello in servizio in tribunale mi diranno, in maniera piuttosto goffa e impacciata, che il documento datato 8 agosto 2019 e controfirmato dalla Dr.ssa Tillo è scomparso dai loro cassetti.

Ovviamente capisco che il Procuratore Policastro e la Dr.ssa Rinaldi stanno giocando a nascondino con i polli, coi pulcini e con un vecchio somaro a caccia del tartufo, perchè devono nascondere più di un misfatto e perchè il documento è stato staccato pure dalle indagini trasmesse dai Carabinieri di Benevento.

A seguito di mie distinte, sollecite e incessanti istanze ai sensi della Legge 241/90, trasmesse ai Carabinieri e depositate presso la segreteria della Rinaldi, il documento del 8 agosto 2019 non mi sarà trasmesso, né dai Carabinieri e tantomeno dalla Rinaldi, che ovviamente avrà subito avvisato il collega Policastro, caduto per la terza volta come un salame in un pericoloso incastro.

Inutile raccontare che in questi ultimi 10 anni  ho subito 5 arresti, un Accertamento Sanitario Obbligatorio presso il Centro di Igiene Mentale e ben 7 querele di rimbalzo montate sulle balle, non solo dal Procuratore della Repubblica di Benevento, ma dal Capotecnico del Comune di Sant'Angelo a Cupolo, dall'ex Sindaco e dai funzionari della Questura, della Polizia Municipale e della Digos.

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Fino a questo momento è andata bene, ma non assicuro di uscirne vivo, indenne, senza peccati e di portare almeno in salvo il somarello.
La domanda sorge spontanea e la faccio a tutti coloro che tifano per la libertà di espressione:
tocca minacciare i Carabinieri coi manifesti, devo assediare il CSM e Piercamillo Davigo con la mia sedia da spiaggia o tocca imboccare la Salerno/Reggio Calabria insieme a voi tutti, per chiedere giustizia a Nicola Gratteri?

Vi saluto affettuosamente dal camposanto di Pastene, a du passi non ancora praticabili per lo Patateno e per lo paradiso eterno.


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