domenica 14 gennaio 2024

 ESPOSTO DENUNCIA 24.6.2009


Io sottoscritto PARADISO Attilio, nato a Casalbore il 18.02.1951 e residente in Sant’Angelo a Cupolo (BN) - frazione Pastene,

espongo quanto segue:

Nell’anno 1990 acquistavo un’area fabbricabile, adiacente la Via Regina Elena, nella frazione di Pastene di Sant’Angelo a Cupolo (BN).

L’investimento era finalizzato alla realizzazione di un fabbricato ad uso commerciale-abitativo per trasferire l’attività commerciale, gestita da mia moglie, nonché la residenza anagrafica, sia per dare un impulso all’attività, che per riunire la famiglia nell’immediata periferia di Benevento, dove quotidianamente lavoro da circa 37 anni, di cui 35 nell’Ufficio Scolastico Provinciale di Benevento.

L’antica attività commerciale, d’origine patriarcale, era finalizzata alla vendita al dettaglio di mobili per l’arredamento per un target medio/alto, con annessi servizi di progettazione, consegna, posa in esercizio degli arredi e di messa a norma degli impianti, che però era esercitata in locali troppo piccoli rispetto i bisogni mutevoli e crescenti della clientela e, per di più, in una zona periferica di Casalbore (AV), piccolo paese dell’entroterra Irpino.

Acquistavo l’area fabbricabile poiché la stessa poteva essere facilmente raggiunta dai nostri tradizionali/potenziali clienti di Benevento, distante 1.7 Km, nonché al fine di rendere più agevole il carico/scarico delle merci e, soprattutto, qualificare ancor più i servizi e migliorare la “comunicazione” con clienti e fornitori.

Tanto è rispondente al vero, che il terreno su cui è stato per l’appunto costruito l’immobile costeggia per circa 60 m. la strada comunale, denominata Via Regina Elena, che all’epoca tagliava con un doppio sbocco la prospiciente strada provinciale per Benevento per una lunghezza complessiva di circa 150 m.

In particolare, uno sbocco risultava e risulta pericolosissimo al transito degli autoveicoli e delle persone - in quanto il breve percorso a forte pendenza incrocia la strada provinciale in una curva priva di visuale e senza marciapiedi, mentre l’altro - grazie alla naturale conformazione d’origine - consentiva di raggiungere agevolmente la quota di calpestio su cui oggi insiste il mio fabbricato e l’antistante piazzale, appositamente progettato per agevolare le manovre dei mezzi pesanti, così come il grande cancello scorrevole, posto all’inizio del piazzale, che peraltro cede gratuitamente oltre 150 m2 di terreno di nostra proprietà al servizio pubblico.

Circa tre anni dopo l’acquisto del terreno, nel pieno rispetto dei vincoli urbanistici, assieme a mia moglie chiedevo ed ottenevo dal comune di Sant’Angelo a Cupolo l’autorizzazione amministrativa per la realizzazione dell’immobile.

Nel 1997, in procinto di completare i lavori di costruzione, l’allora Sindaco di Sant’Angelo a Cupolo, Sig. Michele Viceré, disponeva immotivatamente la chiusura di uno svincolo di Via Regina Elena, quello più agevole e sicuro per l’accesso al fabbricato, senza una benché minima ragione correlata all’interesse pubblico e/o di parte, lasciando così aperto esclusivamente lo sbocco dal lato opposto, che però risulta essere pericoloso e di difficilissima praticabilità, persino per gli autoveicoli a passo corto, che in uscita o in entrata dalla cunetta toccano e, se più lunghi, s’incastrano a terra, come ancora oggi è possibile verificare.

Immediatamente prendevo contatti con il Sindaco, chiedendo spiegazioni, ma lo stesso mi tranquillizzava dicendo che di lì a poco avrebbe riaperto lo sbarramento.

Non avendo alcun motivo per dubitare della sua parola, nei primi di agosto del 1997, effettuavo una svendita delle giacenze del vecchio magazzino e, alienati i locali commerciali nel paese d’origine, mi trasferivo con la famiglia nella nuova abitazione, nonostante le condizioni ostative, rimaste assolutamente invariate.

D’altra parte, anche se avessi voluto, come avrei potuto più tornare indietro?

A nulla valsero le numerosissime, richieste avanzate al Viceré, talché quattro mesi dopo il trasloco, proprio a causa della chiusura della strada e dell’impossibilità di raggiungere i locali commerciali, l’attività andava al collasso, ma soprattutto collassavo io, precipitando in una profonda, lunghissima depressione, in dipendenza della quale contagiavo mia moglie, che oggi - più di allora - sconta le conseguenze di quella brutta malattia.

Per tentare di salvare il salvabile, iniziavo ad inviare una fitta rete di corrispondenza al Sindaco, chiedendogli esplicitamente la riapertura del vecchio ed alternativo passaggio.

A causa della totale indifferenza, quindi, fummo costretti a chiudere definitivamente l’attività commerciale, per oggettiva impossibilità di reimpianto, accumulando pesanti disagi economici e gravissime ripercussioni sulla stabilità emotiva, che nel corso degli anni successivi hanno indotto a svendere tutta la restante proprietà, faticosamente costituita nel nostro paese d’origine, onorando tutti debiti dopo una coraggiosa partenza da zero (si tenga presente che mia moglie nel ’97 aveva già versato circa 19 anni di contributi nelle case dell’INPS, avendo solo 35 anni di età, per cui insieme a tutti i sacrifici e lo stress già accumulati per una gioventù molto travagliata, continuò a pagare i contributi volontari all’INPS, finché è stato possibile far fronte col mio reddito, per raggiungere almeno la soglia minima dei 20 anni).

E’ necessario evidenziare, altresì, che l’illegale ed immotivata disposizione di chiusura del percorso alternativo ha dato origine ad una situazione permanente di serio e grave pericolo pubblico, oltre che a determinare altri danni per la pericolosità della strada.

Si rappresenta, infatti, che a tutt’oggi, cioè dopo ben 12 anni trascorsi da quando mi sono trasferito nel comune di Sant’Angelo a Cupolo, la situazione di disagio e di pericolo è peggiorata, sia perchè è rimasta irrisolta e sia perché la cunetta è sprofondata di circa 15 cm, rendendo così ancor più lente e complicate le manovre in uscita e in entrata sulla curva chiusa della Provinciale.

Le persone che frequentano casa, io, mia moglie e le ragazze, ci vediamo costretti giornalmente a correre il rischio di essere investiti per accedere o uscire dall’abitazione, sia a causa della totale assenza di visuale dello sbocco che immette in una curva stretta e pericolosa (accentuata peraltro da folte barriere arboree lungo il bordo strada), sia per il forte dislivello tra la strada comunale e quella provinciale.

Più volte mi sono visto costretto a richiedere l’intervento delle autorità competenti al fine di veder rimossa l’anzidetta situazione, che è stata già causa nel corso degli anni di innumerevoli incidenti stradali, l’ultimo dei quali ha visto coinvolte mia moglie e la mia ultima figlia.

Le missive sono state inviate sia alla Prefettura che all’Amministrazione Provinciale di Benevento, sia al Sindaco p.t. che a quello attuale, Egidio Bosco, che non di meno continua ad osteggiare ogni funzionale intervento, facendoci perdere … tempo ed altri sette anni di salute e di vita lavorativa.

Gli organi interessati, però, non hanno inteso prendere coscienza di quanto denunziato e, nel silenzio più rimarchevole o celandosi dietro risposte evasive, hanno sempre snobbato la grave situazione, anche se ripetutamente prospettata, tanto è vero che le richieste sono rimaste per sempre prive di un benché minimo, oggettivo riscontro.

Dietro consiglio di tecnici e legali da me interpellati, in alcune missive ho persino proposto delle facili soluzioni per eliminare almeno il pericolo, senza eccessivo sperpero di danaro pubblico ed addirittura chiedendo, negli incontri presso il Comune, l’autorizzazione per anticipare l’intervento pubblico a mie spese.

Ma anche queste proposte, insieme ai suggerimenti sono rimasti costantemente privi di riscontro ed ostinatamente disattesi.

Dunque, come più volte riferito, a seguito del comportamento omissivo e commissivo degli organi preposti ed interpellati, la situazione di grave pericolo da 12 anni a questa parte non è mai stata risolta.

Tale situazione, ha fatto precipitare me e mia moglie in un forte stato depressivo, che, nonostante le attenzioni, si è ripercosso di riflesso sulle mie due figlie adottive, cresciute con la massima cura, con immenso amore e qualche sacrificio, tenendoci in uno stato costante di apprensione e di incertezza, per l’immediato e per il prossimo futuro.

Tanto detto, si chiede l’intervento immediato degli organi competenti, ognuno per le missioni di propria spettanza, affinché gli stessi, previo gli incombenti di rito, Vogliano intervenire duramente, sopprimendo l’illegittimo comportamento attuato nei confronti della mia famiglia e punendo tutti i soggetti, come per norma, che hanno ingiustamente determinato tale contesto per eventuali reati concretizzatisi nel tempo.

A tal fine si allegano:

1. Planimetria Generale relativa alla particella nr. 375 di mia proprietà;

2. Atto di acquisto del terreno ed autorizzazioni amministrative per la realizzazione dell’immobile;

3. Missive intercorse con gli organi preposti;

4. Foto relative all’ultimo incidente di mia moglie.

Sant’Angelo a Cupolo, lì 24 Giugno 2009

Con la dovuta osservanza

Attilio Paradiso

 

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