ESPOSTO DENUNCIA 24.6.2009
Io sottoscritto
espongo quanto segue:
Nell’anno 1990 acquistavo
un’area fabbricabile, adiacente
L’investimento era
finalizzato alla realizzazione di un fabbricato ad uso commerciale-abitativo
per trasferire l’attività commerciale, gestita da mia moglie, nonché la residenza
anagrafica, sia per dare un impulso all’attività, che per riunire la famiglia
nell’immediata periferia di Benevento, dove quotidianamente lavoro da circa 37
anni, di cui 35 nell’Ufficio Scolastico Provinciale di Benevento.
L’antica attività
commerciale, d’origine patriarcale, era finalizzata alla vendita al dettaglio
di mobili per l’arredamento per un target medio/alto, con annessi servizi di
progettazione, consegna, posa in esercizio degli arredi e di messa a norma
degli impianti, che però era esercitata in locali troppo piccoli rispetto i
bisogni mutevoli e crescenti della clientela e, per di più, in una zona
periferica di Casalbore (AV), piccolo paese dell’entroterra Irpino.
Acquistavo l’area
fabbricabile poiché la stessa poteva essere facilmente raggiunta dai nostri
tradizionali/potenziali clienti di Benevento, distante
Tanto è rispondente al vero,
che il terreno su cui è stato per l’appunto costruito l’immobile costeggia per
circa
In particolare, uno sbocco
risultava e risulta pericolosissimo al transito degli autoveicoli e delle
persone - in quanto il breve percorso a forte pendenza incrocia la strada
provinciale in una curva priva di visuale e senza marciapiedi, mentre l’altro -
grazie alla naturale conformazione d’origine - consentiva di raggiungere
agevolmente la quota di calpestio su cui oggi insiste il mio fabbricato e
l’antistante piazzale, appositamente progettato per agevolare le manovre dei
mezzi pesanti, così come il grande cancello scorrevole, posto all’inizio del
piazzale, che peraltro cede gratuitamente oltre
Circa tre anni dopo
l’acquisto del terreno, nel pieno rispetto dei vincoli urbanistici, assieme a
mia moglie chiedevo ed ottenevo dal comune di Sant’Angelo a Cupolo
l’autorizzazione amministrativa per la realizzazione dell’immobile.
Nel
Immediatamente prendevo
contatti con il Sindaco, chiedendo spiegazioni, ma lo stesso mi tranquillizzava
dicendo che di lì a poco avrebbe riaperto lo sbarramento.
Non avendo alcun motivo per
dubitare della sua parola, nei primi di agosto del 1997, effettuavo una
svendita delle giacenze del vecchio magazzino e, alienati i locali commerciali
nel paese d’origine, mi trasferivo con la famiglia nella nuova abitazione,
nonostante le condizioni ostative, rimaste assolutamente invariate.
D’altra parte, anche se
avessi voluto, come avrei potuto più tornare indietro?
A nulla valsero le
numerosissime, richieste avanzate al Viceré, talché quattro mesi dopo il
trasloco, proprio a causa della chiusura della strada e dell’impossibilità di
raggiungere i locali commerciali, l’attività andava al collasso, ma soprattutto
collassavo io, precipitando in una profonda, lunghissima depressione, in
dipendenza della quale contagiavo mia moglie, che oggi - più di allora - sconta
le conseguenze di quella brutta malattia.
Per tentare di salvare il
salvabile, iniziavo ad inviare una
fitta rete di corrispondenza al Sindaco, chiedendogli esplicitamente la riapertura
del vecchio ed alternativo passaggio.
A causa della totale
indifferenza, quindi, fummo costretti a chiudere definitivamente l’attività
commerciale, per oggettiva impossibilità di reimpianto, accumulando pesanti
disagi economici e gravissime ripercussioni sulla stabilità emotiva, che nel corso
degli anni successivi hanno indotto a svendere tutta la restante
proprietà, faticosamente costituita nel nostro paese d’origine, onorando tutti
debiti dopo una coraggiosa partenza da zero (si tenga presente che mia moglie
nel ’97 aveva già versato circa 19 anni di contributi nelle case dell’INPS,
avendo solo 35 anni di età, per cui insieme a tutti i sacrifici e lo stress già
accumulati per una gioventù molto travagliata, continuò a pagare i contributi
volontari all’INPS, finché è stato possibile far fronte col mio reddito, per
raggiungere almeno la soglia minima dei 20 anni).
E’ necessario evidenziare,
altresì, che l’illegale ed immotivata
disposizione di chiusura del percorso alternativo ha dato origine ad una
situazione permanente di serio e grave pericolo pubblico, oltre che a
determinare altri danni per la pericolosità della strada.
Si rappresenta, infatti, che
a tutt’oggi, cioè dopo ben 12 anni trascorsi da quando mi sono trasferito nel
comune di Sant’Angelo a Cupolo, la
situazione di disagio e di pericolo è peggiorata, sia perchè è rimasta irrisolta
e sia perché la cunetta è sprofondata di circa
Le persone che frequentano
casa, io, mia moglie e le ragazze, ci vediamo costretti giornalmente a correre
il rischio di essere investiti per accedere o uscire dall’abitazione, sia a
causa della totale assenza di visuale dello sbocco che immette in una curva
stretta e pericolosa (accentuata peraltro da folte barriere arboree lungo il
bordo strada), sia per il forte dislivello tra la strada comunale e quella provinciale.
Più volte mi sono visto
costretto a richiedere l’intervento delle autorità competenti al fine di veder
rimossa l’anzidetta situazione, che è stata già causa nel corso degli anni di
innumerevoli incidenti stradali, l’ultimo dei quali ha visto coinvolte mia
moglie e la mia ultima figlia.
Le missive sono state
inviate sia alla Prefettura che all’Amministrazione Provinciale di Benevento,
sia al Sindaco p.t. che a quello attuale, Egidio Bosco, che non di meno
continua ad osteggiare ogni funzionale intervento, facendoci perdere … tempo ed
altri sette anni di salute e di vita lavorativa.
Gli organi interessati, però, non hanno inteso
prendere coscienza di quanto denunziato e, nel silenzio più rimarchevole o celandosi
dietro risposte evasive, hanno sempre snobbato la grave situazione, anche se
ripetutamente prospettata, tanto è vero che le richieste sono rimaste per
sempre prive di un benché minimo, oggettivo riscontro.
Dietro consiglio di tecnici
e legali da me interpellati, in alcune missive ho persino proposto delle facili
soluzioni per eliminare almeno il pericolo, senza eccessivo sperpero di danaro
pubblico ed addirittura chiedendo, negli incontri presso il Comune,
l’autorizzazione per anticipare l’intervento pubblico a mie spese.
Ma anche queste proposte,
insieme ai suggerimenti sono rimasti costantemente privi di riscontro ed
ostinatamente disattesi.
Dunque, come più volte
riferito, a seguito del comportamento omissivo e commissivo degli organi
preposti ed interpellati, la situazione di grave pericolo da 12 anni a questa
parte non è mai stata risolta.
Tale situazione, ha fatto
precipitare me e mia moglie in un forte stato depressivo, che, nonostante le
attenzioni, si è ripercosso di riflesso sulle mie due figlie adottive,
cresciute con la massima cura, con immenso amore e qualche sacrificio, tenendoci
in uno stato costante di apprensione e di incertezza, per l’immediato e per il
prossimo futuro.
Tanto detto, si chiede
l’intervento immediato degli organi competenti, ognuno per le missioni di
propria spettanza, affinché gli stessi, previo gli incombenti di rito, Vogliano
intervenire duramente, sopprimendo l’illegittimo comportamento attuato nei confronti
della mia famiglia e punendo tutti i soggetti, come per norma, che hanno
ingiustamente determinato tale contesto per eventuali reati concretizzatisi nel
tempo.
A tal fine si allegano:
1. Planimetria Generale
relativa alla particella nr. 375 di mia proprietà;
2. Atto di acquisto del terreno ed autorizzazioni
amministrative per la realizzazione dell’immobile;
3. Missive intercorse con gli organi preposti;
4. Foto relative all’ultimo incidente di mia moglie.
Sant’Angelo a Cupolo, lì
24 Giugno 2009
Con la dovuta osservanza
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