lunedì 26 agosto 2019


MEMORIE DIFENSIVE A SEGUITO RICHIESTA di ARCHIVIAZIONE
Proc. n. 3040/16/21 RGNR - P.M. Dr.ssa Assunta Tillo
il sottoscritto Paradiso Attilio, nato a Casalbore il 18/02/1951, residente in Sant'Angelo a Cupolo (BN), fraz. Pastene, in Via Vallone San Nicola, in ordine alla richiesta di archiviazione del Procedimento suindicato,
espone quanto segue
La denuncia prodotta dalla Questura di Benevento trova fondamento da notizie artificiosamente gonfiate, contraddittorie e non aderenti alla verità,  ad eccezione delle dichiarazioni rese dagli Agenti di P.G., N. Salomone e M. Tronca, i quali affermano: "abbiamo invitato il Paradiso a togliere quella sorta di passamontagna e l'uomo, ad onor del vero, immediatamente vi provvedeva".
Nulla quaestio in ordine alla richiesta di archiviazione, se non per le motivazioni,  secondo le quali il PM individua la tenuità di un reato, che invece non sussiste e/o non è stato commesso.

Il PM  ha indubbiamente operato nel giusto, ma ha deciso sulla base di dichiarazioni artificiose, contraddittorie e non veritiere, descritte peraltro con analoga terminologia, lo stesso passo e persino gli stessi incisi dall'Agente di Polizia Municipale,  R. Signoriello, dell'Ispettore Capo della DIGOS, F. Porreca, e dal Vice Questore Aggiunto, Dr.ssa G. Salerno, che descrive i fatti senza averli vissuti  in diretta, ma che tuttavia li riassume sulla base delle dichiarazioni non veritiere dei due agenti, quando invece mi conosce, sa bene come mi comporto e quali accortezze ho sempre avuto per lei e per tutti gli operatori delle forze dell'ordine, specie quelli che osservano gli ordini senza ledere i diritti dei cittadini.

L'Ispettore Porreca pone in evidenza che sono ben conosciuto, a lui e alle forze dell'ordine. Infatti, prima dichiara di avermi identificato e poi che non sono "nuovo a queste forme di protesta estrema, non solo davanti alla Prefettura, ma anche al Palazzo di Giustizia".  Per di più  dichiara,  falsamente, che "non ottemperavo a numerosi inviti ...". Quando invece al suo primo invito ho scoperto il viso ed ho consegnato la carta di identità, quantunque sapeva chi fossi prima ancora di arrivare sul posto e che ero seduto pacificamente sulla mia sedia, non certo in azione di guerriglia, ma semplicemente in attesa di ricevere il passi per conferire col capo di gabinetto, col vice o col Prefetto.

Se le proteste fossero state "estreme", sconvenienti, pericolose, oscene e penalmente rilevanti, i Magistrati della Procura e del Tribunale mi avrebbero fatto prima arrestare e poi avviato a giudizio per direttissima, non dall'anno scorso, ma  8 anni fa.

Anche l'Agente Signoriello conosce da tempo le mie generalità. Infatti, dichiara che sono un "personaggio molto noto a questi Uffici". Ma non dice che dalle 13,15 alle 16,30 sono stato tranquillamente seduto sulla mia sedia, a viso scoperto, e che  prima di indossare il copricapo gliel'ho detto a viva voce, così come gli ho detto che avrei tenuto il "passamontagna" solo per pochi minuti, ossia il tempo occorrente per verificare la consueta indifferenza dei passanti e quello necessario per attendere l'autorizzazione a scalare la gradinata che separa il suolo pubblico con i pubblici uffici della Prefettura. Falsa, quindi, è la dichiarazione secondo la quale mi avrebbe visto "fulmineamente" indossare il copricapo attraverso la telecamera.

Occorre evidenziare che il Porreca è stato artefice di non pochi episodi incresciosi, con i quali non solo si è qualificato con generalità non corrispondenti al suo vero cognome e nome (tanto a dire che è avvezzo alle panzane pure al cospetto della Dr.ssa Salerno e di altri suoi colleghi), ma insieme ad un agente dello stesso stampo mi ha condotto in Questura, una volta con un miserabile inganno e altre due volte con prepotenza e senza alcun motivo che potesse giustificare l'arbitraria condotta abusiva, se non al palese scopo di ubbidire agli ordini dei superiori e di impedirmi l'esercizio del diritto di espressione, tutelato non da una legge qualunque, ma dall'Art. 21 della Costituzione.

La denunzia della Questura di Benevento non prende spunto da fatti oggettivamente accaduti o da episodi mirati a provocare pericoli e/o a sovvertire la quiete pubblica, ma da una sola necessità: quella di costringermi a subire una condanna penale,  al fine di togliermi una volta per sempre dalla strada, per non avere più fastidi e per non subire ordini mortificanti da funzionari a loro volta allertati dalle autorità contro le quali sporgo querele e poi muovo proteste, per denunciare reati e diritti lesi o negati.

Vero è che gli agenti della DIGOS sono perlopiù attenti, bene istruiti e capaci di svolgere le funzioni con tatto e diligenza. Ma è altrettanto vero che le aggressioni e le provocazioni di pochi, sprovveduti agenti si sostanziano in atti non più tollerabili e  non consentiti, né dalla Legge, né dal buon costume.

Vale la pena evidenziare che l'ultimo arresto operato dal Porreca e dall'Ispettore G. Lollo, dinanzi all'Hotel President, è avvenuto alla presenza della Dr.ssa Salerno, di numerosi funzionari "sorridenti", della Questura e della DIGOSuestura, della DIGO. In buona sintesi, solo perchè portavo 2 fotoriproduzioni appese al collo, sono stato strattonato e condotto in questura come un comune delinquente, con autoambulanza a seguito, e poi piantonato per 3 ore al pronto soccorso, dal Porreca e dal un altro collaboratore, visibilmente contrariato e mortificato per l'accaduto, fino a quando l'On.le Orlando andava via.

Tutto si realizzava in pochi secondi, al cospetto di tantissimi giornalisti, fotoreporter, cineamatori e della gente in attesa del Ministro di Giustizia, al quale non mi è stato permesso di consegnare un DVD , contenente l'ultimo procedimento penale preso in cura dal Dr. Giovanni Conzo, e di far conoscere cosa sta succedendo nel Comune di Sant'Angelo a Cupolo, in Prefettura e nel Tribunale di Benevento. 

La foto qui accanto è l'unico documento apparso sui media beneventani, come di consueto spogli di notizie, di commenti e delle riprese filmate dell'accaduto, eseguite dallo stesso corrispondente di ottopagine.it e da numerosi altri cameraman.

Consapevole che le mie dichiarazioni non potrebbero mai valere quanto quelle degli agenti delle forze dell'Ordine, se non attraverso prove incontestabili, mi riservo la facoltà di esibirle ove ne ricorresse la necessità e di querelare gli agenti per i danni subiti e subenti, per falso, abuso d'ufficio e violazione al Codice di Comportamento dei dipendenti pubblici (DPR 62/2013).

Benevento, 06 luglio 2017

Attilio Paradiso

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