MEMORIE DIFENSIVE A SEGUITO RICHIESTA di ARCHIVIAZIONE
Proc. n. 3040/16/21
RGNR - P.M. Dr.ssa Assunta Tillo
il sottoscritto Paradiso Attilio, nato a Casalbore il 18/02/1951, residente in
Sant'Angelo a Cupolo (BN), fraz. Pastene, in Via Vallone San Nicola, in ordine alla richiesta di archiviazione del Procedimento suindicato,
espone quanto segue
La denuncia prodotta dalla Questura
di Benevento trova fondamento da notizie artificiosamente gonfiate,
contraddittorie e non aderenti alla verità, ad eccezione delle dichiarazioni rese dagli Agenti
di P.G., N. Salomone e M. Tronca, i quali affermano:
"abbiamo invitato il Paradiso a
togliere quella sorta di passamontagna e l'uomo, ad onor del vero, immediatamente vi provvedeva".
Nulla quaestio in ordine alla
richiesta di archiviazione, se non per le motivazioni, secondo le quali il PM individua la tenuità di
un reato, che invece non sussiste e/o non è stato commesso.
Il PM ha indubbiamente operato nel giusto, ma ha
deciso sulla base di dichiarazioni artificiose, contraddittorie e non
veritiere, descritte peraltro con analoga terminologia, lo stesso passo e
persino gli stessi incisi dall'Agente di Polizia Municipale, R. Signoriello, dell'Ispettore Capo della DIGOS, F. Porreca, e dal Vice Questore Aggiunto, Dr.ssa G. Salerno, che descrive i fatti
senza averli vissuti in diretta, ma che
tuttavia li riassume sulla base delle dichiarazioni non veritiere dei due
agenti, quando invece mi conosce, sa bene come mi comporto e quali accortezze
ho sempre avuto per lei e per tutti gli operatori delle forze dell'ordine,
specie quelli che osservano gli ordini senza ledere i diritti dei cittadini.
L'Ispettore Porreca pone in evidenza
che sono ben conosciuto, a lui e alle forze dell'ordine. Infatti, prima dichiara
di avermi identificato e poi che non sono "nuovo a queste forme di protesta
estrema, non solo davanti alla Prefettura, ma anche al Palazzo di Giustizia". Per di più dichiara, falsamente, che "non ottemperavo a numerosi inviti
...". Quando invece al suo primo invito ho scoperto il viso ed ho
consegnato la carta di identità, quantunque sapeva chi fossi prima ancora di
arrivare sul posto e che ero seduto pacificamente sulla mia sedia, non certo in
azione di guerriglia, ma semplicemente in attesa di ricevere il passi per
conferire col capo di gabinetto, col vice o col Prefetto.
Se le proteste fossero state "estreme",
sconvenienti, pericolose, oscene e penalmente rilevanti, i Magistrati della
Procura e del Tribunale mi avrebbero fatto prima arrestare e poi avviato a
giudizio per direttissima, non dall'anno scorso, ma 8 anni fa.
Anche l'Agente Signoriello
conosce da tempo le mie generalità. Infatti, dichiara che sono un "personaggio
molto noto a questi Uffici". Ma non dice che dalle 13,15 alle
16,30 sono stato tranquillamente seduto sulla mia sedia, a viso scoperto, e
che prima di indossare il copricapo
gliel'ho detto a viva voce, così come gli ho detto che avrei tenuto il "passamontagna"
solo per pochi minuti, ossia il tempo occorrente per verificare la consueta
indifferenza dei passanti e quello necessario per attendere l'autorizzazione a
scalare la gradinata che separa il suolo pubblico con i pubblici uffici della
Prefettura. Falsa, quindi, è la dichiarazione
secondo la quale mi avrebbe visto "fulmineamente" indossare il
copricapo attraverso la telecamera.
Occorre evidenziare che il Porreca è
stato artefice di non pochi episodi incresciosi, con i quali non solo si è qualificato
con generalità non corrispondenti al suo vero cognome e nome (tanto a dire che
è avvezzo alle panzane pure al cospetto della Dr.ssa Salerno e di altri suoi
colleghi), ma insieme ad un agente dello stesso stampo mi ha condotto in
Questura, una volta con un miserabile inganno e altre due volte con prepotenza
e senza alcun motivo che potesse giustificare l'arbitraria condotta abusiva, se
non al palese scopo di ubbidire agli ordini dei superiori e di impedirmi
l'esercizio del diritto di espressione, tutelato non da una legge qualunque, ma
dall'Art. 21 della Costituzione.
La denunzia della Questura di
Benevento non prende spunto da fatti oggettivamente accaduti o da episodi mirati
a provocare pericoli e/o a sovvertire la quiete pubblica, ma da una sola necessità:
quella di costringermi a subire una condanna penale, al fine di togliermi una volta per sempre
dalla strada, per non avere più fastidi e per non subire ordini mortificanti da
funzionari a loro volta allertati dalle autorità contro le quali sporgo querele
e poi muovo proteste, per denunciare reati e diritti lesi o negati.
Vero è che gli agenti della DIGOS
sono perlopiù attenti, bene istruiti e capaci di svolgere le funzioni con tatto
e diligenza. Ma è altrettanto vero che le aggressioni e le provocazioni di pochi,
sprovveduti agenti si sostanziano in atti non più tollerabili e non consentiti, né dalla Legge, né dal buon costume.
Vale la pena evidenziare che l'ultimo
arresto operato dal Porreca e dall'Ispettore G. Lollo, dinanzi all'Hotel
President, è avvenuto alla presenza della Dr.ssa Salerno, di numerosi funzionari
"sorridenti", della Questura e della DIGOSuestura, della DIGO. In buona sintesi, solo perchè portavo 2 fotoriproduzioni
appese al collo, sono stato strattonato e condotto in questura come un
comune delinquente, con autoambulanza a seguito, e poi piantonato per 3 ore al
pronto soccorso, dal Porreca e dal un altro collaboratore, visibilmente contrariato
e mortificato per l'accaduto, fino a quando l'On.le Orlando andava via.
Tutto si realizzava in pochi secondi, al cospetto di tantissimi giornalisti, fotoreporter,
cineamatori e della gente in attesa del Ministro di Giustizia, al quale non mi
è stato permesso di consegnare un DVD , contenente l'ultimo procedimento penale
preso in cura dal Dr. Giovanni Conzo, e di far conoscere cosa sta succedendo
nel Comune di Sant'Angelo a Cupolo, in Prefettura e nel Tribunale di Benevento.
La foto qui accanto è l'unico
documento apparso sui media beneventani, come di consueto spogli di notizie, di
commenti e delle riprese filmate dell'accaduto, eseguite dallo stesso
corrispondente di ottopagine.it e da numerosi altri cameraman.
Consapevole che le mie dichiarazioni
non potrebbero mai valere quanto quelle degli agenti delle forze dell'Ordine,
se non attraverso prove incontestabili, mi riservo la facoltà di esibirle ove
ne ricorresse la necessità e di querelare gli agenti per i danni subiti e
subenti, per falso, abuso d'ufficio e violazione al Codice di Comportamento dei
dipendenti pubblici (DPR 62/2013).
Benevento, 06 luglio 2017
Attilio Paradiso