Esposto in lettera multimediale aperta.
al Presidente del Consiglio dei Ministri,
ai Ministri
dell'Interno e di Giustizia e al CSM
Le numerose archiviazioni ordinate dai Giudici per le Indagini
Preliminari negli anni remoti, ma anche quelle recentemente proposte
dai Sostituti Procuratori e accolte dal
Dr. Landolfi, si aggrappano sugli specchi della strega cattiva del Tribunale e
scivolano sulle indagini taroccate degli agenti di Polizia Giudiziaria e di un
Comandante di Polizia Stradale, sapientemente pilotati dalle persone querelate,
ossia dalla Prefetta inquisita a Cosenza e dal Sindaco di Sant'Angelo a Cupolo.
Infatti, la Dr.ssa Paola Galeone scivolò e picchiò contro la mia telecamera, quando sbadatamente
confessò davanti al Consiglio Provinciale per la Sicurezza che la relazione del
Comandante "era stata anche rifatta", come potrete ascoltare
in questo VIDEO, dal
VI all'VIII minuto.
Le Consulenze, perciò, sono state sapientemente suggerite per confondere i
PM ed annebbiare la verità, per oscurare le prove esibite con le querele e per disorientare
i magistrati inquirenti con centinaia di pagine, ripetute fino al punto di far
credere ai PM, ai GIP, al Procuratore Aggiunto e persino al Procuratore Capo
della Repubblica di Benevento, Dr. Aldo Policastro, che le pittoresche falsità
dei Sindaci e dei funzionari tecnici di Sant'Angelo a Cupolo siano certezze,
ossia:
A. che il primo incrocio tra la Strada Provinciale 18 e Via Vallone San Nicola non esiste e che non è mai di fatto esistito nei pressi del cimitero di Pastene;
B. che il secondo incrocio tra le due stesse strade non è pericoloso ed è pertanto conforme all'Art. 1 del D.Lgs. 285/92 e alle norme di sicurezza statuite dagli artt. 13÷34 della stessa Legge, meglio conosciuta come Codice della Strada.
Se l'Art. 1 recita
che "La sicurezza delle
persone, nella circolazione stradale, rientra tra le finalità primarie di
ordine sociale ed economico perseguite dallo Stato", secondo i
Consulenti e tutti i magistrati operanti a Benevento la famiglia Paradiso non
rientra tra gli aventi diritto alla sicurezza stradale, forse perchè di colore
promiscuo o forse perchè il papà ha perduto non solo la libertà di entrare
negli Uffici Giudiziari e la libertà di manifestare un malcontento con le
parole stampate sui manifesti. Infatti, tanto è stato deciso dal Presidente del
Tribunale e convertito in legge dal Procuratore Policastro.
Infatti, secondo i vertici del Palazzo di Giustizia di BN, l'Art. 21 della Costituzione non
contempla "il diritto di manifestare liberamente in proprio
pensiero ...", perchè chi reclama un diritto con un manifesto
in luogo pubblico commette insubordinazione penalmente rilevante, tale da
costituire restrizione di libertà e ipotesi di reato. Sicché anche il Dr.
Davigo sbagliò a non rinviare a giudizio gli avvocati che gli mostrarono un
manifestino nell'aula magna del Tribunale di Torino.
Tanto è stato decretato dai vertici della Procura beneventana, cosicché il
15 dicembre 2020 io imputato Attilio Paradiso, nato a Casalbore il 18 di
febbraio di 69 anni fa, dovrò comparire dinanzi al Giudice monocratico con un
qualunque avvocato nominato d'ufficio, per il seguente reato ed altri similari,
non dato per scontato che intenda sottoscrivere un patto di quota lite:
Ma l'ex diPartita IVA e l'ex dattilografo del MIUR hanno perduto anche i
diritti a reclamare che la giustizia sia assicurata in tempi ragionevoli e a
non essere discriminati dagli altri ed alti Funzionari dello Stato, in quanto
non rientrano tra le persone degne come la Presidente del Tribunale di
Benevento, il Questore, il Procuratore e la Prefetta portatrice di mazzetta in
borsetta, che invece possono vantare il potere di allontanare le persone non
gradite dagli spazi pubblici e possono vantare il diritto di transitare su vie
pulite, sicure e persino sulle ZTL, con auto privata, con motrice di servizio e
rimorchiatori al seguito.
Un esempio "bestiale" per spiegare meglio le incoerenze: se un vecchio scimmione in pensione reclama i diritti e compostamente si siede nei pressi del Tribunale, della Prefettura o del Viminale, solo a Benevento accade che arrivano immediatamente gli sceriffi per effettuare il fermo dell'animale itinerante, per spogliarlo dei manifesti e per convincerlo a sloggiare, con le buone maniere o trascinandolo di prepotenza in caserma per le zampe.
Se invece il mite scimmione chiede di sgombrare la via di casa dalle opere invasive,
come nella fattispecie, per liberare la sua prigione dalle sporcizie e dalle
occupazioni abusive di animali diversi dalla sua specie, sempre e solo a
Benevento succede che arrivano i tiratori scelti della Questura, le querele di
rimbalzo del Dr. Policastro, gli avvisi di garanzia alle incolpevoli scimmiette
di casa e, per completare il lavoro di nettezza urbana, un Accertamento Sanitario Obbligatorio disposto da un
polliziotto, anziché dal medico di famiglia, dallo specialista, dal primo corsaro
e primo cazzarorosso del mio paese.
La prova che evidenzia quantomeno la superficialità, se non la dolosa responsabilità dei magistrati, è costituita dal fatto che persino il Procuratore della Repubblica e quello Aggiunto così scrivono nella richiesta di archiviazione: "dal verbale di sopralluogo dalla Sezione di Polizia Stradale è emerso, come innanzi ribadito, che non sono sussistenti profili di pericolosità per sicurezza stradale" ( pag. 3, III prg)
Cosicché non occorre il traduttore per dedurre che, non essendo "sussistenti profili di pericolosità", per il Comandante Alfano, per i PM,
per i GIP, per il Procuratore e pure quello Aggiunto la ex Ditta Paradiso
Arredamenti di Pierro Anna non ha diritto al carico/scarico dei mobili nei suoi
magazzini, né a contribuire allo sviluppo del suo Stato, né a circolare su una via
comunale sicura e percorribile con i grandi automezzi di lavoro, perchè la via
che in piena curva incrocia la SP18 è impedita al transito simultaneo di due
utilitarie, è invasa da alberi, muri, case, recinzioni abusive e relitti di
ogni genere; il fabbricato Paradiso è pertanto irraggiungibile dai TIR, in
quanto la via comunale sbocca in forte pendenza e in piena curva su un'altra
strada urbana stretta, carente di strisce pedonali, priva di dossi di
rallentamento, di segnali luminosi, di marciapiedi e con scarsa visibilità da
entrambi i lati, ma protetta solo da 4 triangoli col punto esclamativo, indicanti
un pericolo generico e dotati di pannello integrativo recante la scritta "incrocio pericoloso".
Tutti fattori di rischio, quelli appena elencati in grassetto, che non sono
mai stati eliminati dal Comune, né dai Prefetti che si sono succeduti dal 17
agosto '97, quando ci spostammo a Pastene per trasferire l'attività produttiva
di famiglia, dopo 50 anni di costante crescita, di estesi apprezzamenti e di
illibato servizio.
Tanto hanno scritto e sentenziato i Magistrati, che non hanno messo a
confronto la "rifatta" e taroccata
perizia del Comandante
di PS(pag. 2,
ultimo prg) con la CTU dell'Ing. Faraone, la CTP Geom. Spallone e la sintetica, ma chiarissima perizia degli ingegneri del Servizio Viabilità della
Provincia di Benevento, che il 30/4/2014 così scrivevano al
Sindaco D'Orta:
Le poco accorte affermazioni dei GIP,
dei PM e del Procuratore della Repubblica di Benevento si scontrano e si
sfasciano sui 4 segnali di pericolo, che invece attestano l'esatto contrario
dell'ex Comandante di Polizia Stradale di BN e degli agenti di PG che hanno
taroccato le indagini.
Se mi permettessero di entrare nel palazzo di giustizia, sia pure accompagnato dalle guardie armate, chiederei ai magistrati: credete che gli ex legislatori abbiano scritto l'Art. 1 del codice della Strada per tappare i nostri sfiati e per prendere il popolo italiano per i fondelli, senza pagare i danni prodotti sul retrotreno del nostro abitacolo? E ancora: Vi pare che bastano i triangoli ad evitare che gli incroci pericolosi facciano feriti e vittime innocenti? Quando il Codice della Strada nel caso di specie prevede esattamente quali dispositivi occorre collocare a monte e a valle dell'incrocio, almeno per abbassare la soglia di rischio nei centri urbani: dossi di rallentamento, strisce pedonali, lampeggianti, semafori, marciapiedi, dissuasori di parcheggio, etc.
Un ultimo quesito: secondo le SSLL i magistrati hanno letto le carte
multimediali come queste? oppure si sono
aggrappati l'uno all'altro per rinforzare la catena e salvare le autorità da un
processo a porte aperte, per non contrariare il capobastone del Palazzo di
Giustizia e fare un salto di carriera?
Mi auguro che le SSLL siano informate dal Funzionario al quale sarà
consegnato questo file e non perdano di vista, come i Magistrati che militano a
Benevento, le incoerenze poste in evidenza nel presente esposto; così come mi auguro che l'On.le Presidente del Consiglio dei Ministri voglia onorare
l'impegno e difendere un cittadino respinto dallo Stato e dagli avvocati,
forse perchè colpito da una doppia querela della Procura, o perchè colpito da una prima ordinanza restrittiva atipica, poi sparita da tutte le
scrivanie della Cosmopol, e infine ricomparsa in veste diversa nel fascicolo
processuale gestito dal Procuratore, con una seconda ordinanza ambigua, anche perchè reca un protocollo posticipato
di 2 mesi rispetto alla prima.
Tanto, ad alimentare i sospetti che non solo sotto le noci, la Prefettura e
gli uffici pubblici di BN bazzicano le streghe, ma che pure nei palazzi di
giustizia le vecchie megere fanno sparire le carte sporche a loro piacere.