Mail certificata al Comando dei Carabinieri di BN
Con una sola foto sintetizzo i reati che vanamente denunzio alla Procura della Repubblica e alla Prefettura dal 1997, quando completai la costruzione di un fabbricato di circa 3.500 mq, allo scopo di trasferire la mia famiglia e il negozio di arredamenti di mia moglie a Sant’Angelo a Cupolo. Nella seguente mappa aerea ho pertanto descritto gli illeciti e le occupazioni abusive della via comunale che porta al mio e ad altri fabbricati.
Ciò accade perché ogni nuovo sindaco rifiuta di assumere le responsabilità omesse dai sindaci che, avendo concluso il mandato, cedono la poltrona di guida, i comandi, i gettoni e lo stipendio al successore.
Anche il nuovo Sindaco, geometra Alessandro De Pierro, rifiuta ogni giudizioso adempimento e non risponde alle mie cortesi, amichevoli preghiere, né ha risposto alla morbida diffida del 12.09.2025, quantunque gli ho bonariamente spiegato che io e i miei congiunti siamo esposti a rischio, non solo per la pericolosità della strada comunale, ma perché qualcuno impicca i gattini e li appende al cancello scorrevole di casa. Non racconto altre cattiverie minori, ma la S.V. Ill.ma deve chiedersi perché la Procura archivia e non indaga chi – con la stessa calligrafia e con l’identità di 8 persone sconosciute all’anagrafe comunale - ha prodotto la seguente denuncia allo scopo di intimorire mia moglie e le mie figlie, con un’ordinanza di demolizione del nostro fabbricato, dopo aver denunziato il Commissario Prefettizio e dopo aver avuto la concessione edilizia nel ’93, dallo stesso capotecnico, Nicola Maioli, che pure è stato graziato dal PM e dal Procuratore Aggiunto.
> HO SUBITO, senza avviso, un illecito accertamento sanitario presso il centro di igiene mentale, ordinato da un sceriffo della Questura, anziché da un medico specialista e dal sindaco.
Dopo 17 assoluzioni, subisco il XVIII processo a Roma, non per fatti veri, ma per orride falsità concepite dal Procuratore Policastro. Ma dimostrerò al Capo dello Stato, al CSM e al Giudice Monocratico che i disturbati sono i magistrati che mi hanno rinviato a giudizio 18 volte e che il solo a pagare il conto sono io.
“Paradiso Arredamenti di Pierro Anna”,
che invece fu condannata a morte prematura il 17 agosto 1997, quando le nostre figlie, dopo aver percorso migliaia di Km per lasciare le culle di Calcutta ad altri bambini, avevano felicemente compiuto 7 e 11 anni a Casalbore, un paese accogliente, ospitale, pulito e generoso. Un paesino dove a soli 35 anni mia moglie aveva già ammaestrato le ragazzine, avendo già versato 18 anni di contributi previdenziali all’INPS, per onorare l’Italia, per onorare il popolo del SUD, per onorare le Missionarie della Carità, Madre Teresa, mio Padre, mia Madre, i suoi perfetti genitori e le mie sei sorelle, che assai più di me avevano lavorato per tenere in vita un’attività produttiva apprezzata non solo dalla clientela, ma stimata anche in Abruzzo, nelle Marche, in Toscana, nel Triveneto e nell’Italia occidentale.






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