L'EX PREFETTA di BENEVENTO
NON E' COLPEVOLE.
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LA DECISIONE DEL GIUDICE
PER LE INDAGINI
PRELIMINARI
Il dr. Vincenzo
Landolfi,
Letti gli atti del procedimento penale contro
l'ex Prefetto di Benevento, Galeone Paola;
Letta la richiesta di archiviazione del PM, Dr. Sansobrino;
Letta l'opposizione di Paradiso Attilio;
Letta la richiesta di archiviazione del PM, Dr. Sansobrino;
Letta l'opposizione di Paradiso Attilio;
dispone
"l'archiviazione del
procedimento penale per infondatezza della notizia del reato, avendo ritenuto
che gli elementi acquisiti non sono idonei a sostenere l'accusa in giudizio nei
confronti dell'indagata Galeone Paola, ex Prefetto di Benevento, per le ragioni
analiticamente esposte dal P.M. nella richiesta di archiviazione, che meritano
di essere integralmente condivise. Pertanto ha ritenuto che le indagini
suppletive indicate da parte opponente sono superflue."
I FATTI, LE PROVE E I REATI DENUNZIATI
Il 16 agosto 2018 querelai l'ex Prefetta di Benevento,
perchè mistificava la verità e
falsamente riferiva al Ministro dell'Interno "che agli atti del Comune la strada per
raggiungere l'immobile dei coniugi Paradiso risultava essere solo quella parte
di strada comunale che dalla limitrofa strada provinciale porta al lotto dove è
ubicato il fabbricato Paradiso", quando invece i rimanenti 120 metri sono tuttora invasi da alberi, relitti, rovi, da una recinzione e un fabbricato abusivo, integralmente invasivi della via comunale, colpiti da ordine di abbattimento, ma non demoliti dal trasgressore, né dal Comune (clicca qui ed apri la querela).
Inoltre, chiedevo l'imputazione coatta e l'adozione di misure restrittive nei confronti
del Prefetto, in quanto la Galeone rifiutava di ordinare al Comune di sgombrare la strada, di renderla
transitabile nei due sensi di marcia e di metterla in sicurezza a norma del Codice
della Strada, come invece ha poi fatto il Prefetto Cappetta, che il
22 novembre successivo ordinò lo
sgombro e la messa in sicurezza della via al Sindaco D'Orta, che non ha disposto nemmeno la rimozione degli alberi e della rudimentale recinzione (clicca qui e leggi l'Ordinanza).
Infine, querelavo la Galeone per i reati di depistaggio, occultamento di verbali
pubblici, diniego di accesso agli atti e per aver corrotto l'ex Comandante di Polizia Stradale, Dr. Renato Alfano, convincendolo a formulare una perizia vergognosamente e spudoratamente falsa, ove il militare attestava che la strada comunale Via Vallone San Nicola fosse sicura al
100%, quando agli atti processuali sono presenti 16 certificazioni redatte dallo stesso
Comune di Sant'Angelo a Cupolo, dal servizio Viabilità della Provincia di BN,
dal Comandante della Polizia Municipale, dai Carabinieri ... e persino dal
Presidente del Tribunale, Dr.ssa Marilisa Rinaldi, e dal Sostituto Procuratore,
Dr. Giacomo Iannella, ove risulta che la
via è pericolosa, non rispetta le norme di sicurezza del Codice della
Strada, non è accessibile con i TIR, è
invasa da opere abusive, non è stata mai dismessa e non consente la doppia
circolazione dal cimitero all'incrocio pericoloso.
Avevo chiesto che il PM interrogasse: a) Geom. Claudio Petrella (responsabile del
demanio in servizio presso l'Ufficio Tecnico di Sant'Angelo; b)
Ing. Ernesto Faraone (Consulente Tecnico del Tribunale), c) il Maresciallo Ugo Guerriero (comandante della Pulizia Municipale), ma il P.M. Sansobrino non ha ascoltato nessuno dei tre, con buona
pace del giudice Landolfi, il quale ritiene che le indagini suppletive chieste dallo scrivente sono superflue.
Tanto basta per comprendere la contradditoria decisione del GIP e per ribadire l'antico proverbio secondo il quale: "non c'è peggior sordo chi non vuol sentire", oppure: "Il sordo peggiore di chi non vuol sentire è quello che non ti fa manco aprire bocca, perchè è convinto di sapere già tutto e di stare nel giusto".
In tal modo il Giudice Landolfi fa intendere che la verità deve essere sepolta in archivio e che i reati dei militari e della Prefetta non devono venire alla luce perchè, qualora i testi fossero stati ascoltati dal PM, avrebbero rischiato di scoperchiare il vaso di Pandora, avrebbero sputtanato il suo collega, Flavio Cusani, che aveva già ingiustamente graziato la Paoletta, ed avrebbero fatto si che fossero rinviati a giudizio il Comandante Alfano, il suo luogotenente, gli agenti di Polizia Giudiziaria e la Prefetta imperfetta, poi beccata a Cosenza con una mazzetta di 700 € nella borsetta.
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Attilio Paradiso
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